Per l’industria tedesca delle 4 ruote sembrerebbe una almeno parziale vittoria la possibilità di non adeguarsi nel 2020 ma quasi tre anni più tardi ai nuovi limiti imposti dall’Unione Europea per le emissioni di CO2 dei veicoli. Per la logica del bicchiere mezzo pieno (ma anche mezzo vuoto) si potrebbe vedere l’accordo con la UE come un’arma a doppio taglio: la deroga arriverà, infatti, solo in cambio di un maggior investimento sulle auto elettriche, mercato che, dall’oggi al domani, non darebbe gli stessi frutti di quello tradizionale.
Tuttavia, per un’industria che basa sui SUV, cosa che a prima vista appare paradossale in un periodo di crisi, molti dei suoi fatturati lo svincolo dal rigido limite dei 95 g/km di CO2 immissibili nell’ambiente non è cosa da poco.
L’accordo è arrivato a seguito di una riunione fra la presidenza di turno della UE, presieduta dalla Lituania, la Commissione Europea ed il Parlamento Europeo: l’ultima parola spetta adesso agli Stati membri che dovranno dare la loro approvazione, cosa da non darsi per scontata.
Lo slittamento del limite per la CO2 emessa potrà arrivare sino al 2022 se le aziende tedesche dell’auto effettivamente dimostreranno di immettere sul mercato una quota consistente di auto a emissioni zero come forma di compensazione nei confronti di quelle endotermiche più potenti. Si tratta di una specie di bonus ambientale pensato sulla falsa riga degli ZEV Credits californiani, che si acquisiscono in base all’offerta di veicoli ecologici in relazione al proprio share del mercato (e che, però, sono da conseguirsi obbligatoriamente per poter vendere qualsiasi auto in California: se non li si ottiene per merito, è necessario acquistarli da chi ne ha in eccesso).
Il rinvio del limite emissivo riguarda in parte tutta l’Unione Europea, con la proposta di imporre la nuova norma a fine 2020 e non da Gennaio di quell’anno.
C’è chi, come Greenpeace, vede il baratto auto elettriche-riduzione della CO2 come fumo negli occhi, con un sostanziale assist all’industria dell’auto messa così in grado di prendere tempo e non perdere guadagni per ulteriori 3 anni. Si potrebbe però anche vedere una parte mezza piena del bicchiere, con la UE che sfrutta il rinvio come leva per spingere l’industria dell’auto a creare realmente un’alternativa elettrica per i compratori.
Avrebbe però maggior senso se questa leva venisse applicata a tutta l’industria europea, ponendo dei target ben precisi e tangibili: di scambiare la riduzione delle emissioni di CO2 con un pugno di progetti aleatori i nostri polmoni non ne hanno certo bisogno.
Andrea Lombardo
Fonte: La Stampa
[…] Unione Europea: scambio auto elettriche – riduzione della CO2 emessa con la Germania […]
[…] Nella sua gamma mondiale Volkswagen offre già modelli che emettono meno di 120 g di CO2 per km ed anche meno di 100 g/km ma scendere ancora è difficile e costa parecchio in termini di ricerca tecnologica. L’industria automobilistica tedesca pare così, non solo per quel che riguarda VW, aver optato per la propulsione elettrica, tanto da aver mediato un “baratto” con l’Europa per poter adeguare il resto delle motorizzazioni oltre il termine del 2020 in cambio di un maggior numero di auto elettriche nelle proprie gamme. […]
[…] riferimento prevalente è da leggersi a Stati Uniti ed Europa, dove le norme sulle emissioni di CO2 stanno praticamente obbligando l’industria a sviluppare una strada alternativa alla combustione […]